L’Italia incassa il via libera da Bruxelles allo Split Payment, meccanismo introdotto tramite la legge di stabilità a Gennaio 2015, che prevede che la PA versi al proprio fornitore l’importo dovuto al netto dell’IVA, la quale invece viene pagata direttamente allo Stato tramite un conto bancario speciale.

Dopo il via libera dell’Unione Europea, non mancano le prime polemiche e malcontenti.

Paolo Buzzetti, presidente dell’ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili – definisce tale manovra “una misura anti PMI” che danneggia la liquidità delle imprese. Infatti, “Questo meccanismo”– spiega Buzzetti – “non tiene conto dei ritardi stratosferici che ci sono già nei pagamenti della PA e nei rimborsi dell’IVA. Lo split payment sottrae risorse pari a 1,3 miliardi solo nelle costruzioni, danneggiando così ulteriormente un settore già fortemente piegato dalla crisi e dal credit crunch“.

Da una parte, dunque, la dura avversione dell’ANCE, dall’altra i primi dati tributari del Dipartimento delle Finanze. Nei primi quattro mesi del 2015, sotto la dicitura split payment, si sarebbero registrate entrate pari a 567 milioni di euro che hanno contribuito a migliorare rispetto a 2014 l’andamento del gettito IVA (+180 milioni, pari a + 0,6%). [fonte: il Sole 24 Ore].

Bisogna comunque precisare che lo Split Payment, introdotto dal governo con l’intenzione di contenere fenomeni di frode IVA, avrà durata limitata. La Commissione Europea ha infatti imposto che la misura non potrà superare i tre anni, negando ogni possibilità di proroga. Inoltre, per monitorare l’efficacia del provvedimento, l’Italia dovrà fornire un rapporto sui tempi medi di rimborso dei crediti Iva delle imprese per i primi 18 mesi.

Come ha poi precisato il portavoce della Commissione UE in materia di servizi finanziari, Vanessa Mock, il provvedimento avrà il via libera definitivo se otterrà il consenso del Consiglio Europeo.